
Musicando al Nido

In un momento sociale in cui la musica è in profondo cambiamento, dove si avvicina sempre più a suoni metallici e assordanti allontanando la melodia e privilegiando un ritmo estenuante e senza respiro, c’è da interrogarsi su “cosa” arrivi direttamente ai bambini, che impossibilitati a scegliere, si adeguano alla musica che sentono.
Spesso consideriamo idoneo proporre le molteplici “musichette” dei canali youtube, ma spesso risultano essere dei meri riempitivi consolatori al fine di ottenere “ascolto” dai propri figli, che una volta tolte creano pianti e frustrazioni. Danno ancor più esteso quando ad esempio le voci dei “bambini veri” dello Zecchino D’oro vengono sostituite da voci computerizzate e associate ad immagini monocromatiche e prive di bellezza estetica. La drammaticità che come educatrice leggo, è la “banalizzazione del bambino” considerato come “piccolo”, complice anche la cultura televisiva poco ‘pedagogica’.
Se noi PERO’ desideriamo guardare i nostri bambini come future Donne e Uomini del nostro domani, sono certa che una domanda in più dobbiamo porcela! Perché ogni esperienza di questa tenera età mette radici e forma l’avvenire ed è quindi FONDAMENTALE essere CONSAPEVOLI rispetto a quello che si propone ai bambini. Sicuramente ci possono essere valide alternative alla musica assordante, alla televisione con cartoni spazzatura, alle letture misere di libri a pochi soldi che promuovono un’idea del bambino ancora da educare con vecchie morali. Oggi la musica viene trasmessa spesso tramite dispositivi tecnologici, con il rischio di avvicinare precocemente i bambini in età pediatrica a strumenti che possono causare forti problematiche rivolte all’attenzione, se non moderati dai genitori. Il troppo utilizzo di tali strumenti stordisce le funzioni cognitive dei bambini. Essi non riescono (soprattutto nell’età 0 -7) ad assorbire e sistemare quella “potenza di informazioni, immagini e suoni”, che entrano con un flusso senza filtri.




Come educatrice sono convinta che non bisogna demonizzare questi strumenti, perchè hanno permesso una crescita a più livelli della nostra società, ma è altresì vero che riconosco l’importanza di una moderazione per la tutela dei bambini. Si possono avvicinare i bambini alla musica scelta e pensata per loro attraverso caratteri digitali mirati, o utilizzare la moltitudine di strumenti musicali reali e proporli attraverso laboratori creati ad hoc per loro.
La prima azione educativa in questo rimane compito della famiglia. Già durante la gravidanza da neuroscienziati viene supportata la tesi di quanto il bambino ne beneficia, in particolare è stato citato W.A.Mozart. In generale la musica classica (Bach, Chopin, Beethoven…) possono portare un loro contributo. Ci sono delle eccezioni anche qui, per esempio la musica classica di Wagner ha un carattere troppo forte e potrebbe muovere energie che il bambino non è ancora in grado di “digerire”.
La musica al nido viene trasmessa ai bambini quotidianamente attraverso il CANTO, con una gestualità coordinata che accompagna i versi secondo le indicazioni delle parole. Un progetto musicale promuove i seguenti obiettivi: avere cura di tutelare e preservare la musica attraverso laboratori e percorsi educativi, mirare ad attivare e sollecitare la curiosità, avvicinare strumenti differenti (battenti, di legno, a corde, a fiato, campanelle ect…), attivare l’attenzione e creare una reale sensibilizzazione all’ascolto; obiettivi utili per le future scuole e trasversali a tutti i campi della vita del bambino in relazione con l’adulto.

Al nido ci sono voti?

Spesso non si capisce quanto i giudizi, i confronti, le etichette feriscono tutti i nostri bambini, e quindi si, di ‘voti’ si parla, senza contare che questa modalità ce la portiamo anche nel nostro lavoro una volta adulti! I voti creano stress, aspettative e pesantezza, ed abbiamo finito per credere che vada bene così. Tutto ciò pone le proprie radici proprio nella prima infanzia, e talvolta bisogna avere la forza di vederle per fermare questo circolo vizioso.
Amore è avere la pazienza di saper attendere, dare la libertà per sentirsi libero e autonomo, ed è certamente un processo più lento di un voto. Da educatrice posso comprendere quanto possono d’essere ‘rassicuranti’ le griglie di valutazione e le schede di monitoraggio, ma dopo qualche anno esperienza nel campo mi accorgo che mancano spazi aperti per descrivere il nostro attore protagonista.
Prestando le giuste attenzioni, ci accorgeremmo che in quella routine quotidiana, nascosta a tutti, fatta di ‘qui ed ora’, ogni giorno la/il bambina/o evolve, assimila, trasforma. Non sarebbe più opportuno quindi dialogare del bambino? Tramite spazi di confronto più ampi e dedicando quindi più tempo, ma così facendo avremo adulti meno stressati, meno appesantiti e che ameranno ciò che fanno a prescindere dalle etichette o giudizi, perché sentono si essere solidi dentro di loro e non ramoscelli al vento.